Chi sono i nuovi eremiti
Il fenomeno degli eremiti è rifiorito negli ultimi decenni dopo che sembrava quasi scomparso, alla fine del Medio Evo.
Spesso gli eremiti mantengono lo stato laicale, talvolta vivono isolati, altre volte hanno una vita apparentemente simile a quella di chiunque altro: lavorano, hanno una vita di coppia, dei figli, e sono cittadini pienamente inseriti nella società, da qui il termine “eremita di città”.

Un’eremita di città vive una forma di eremitaggio – o di monachesimo – definita “interiorizzata”, caratterizzata da quotidiani momenti di silenzio, meditazione e preghiera.
L’eremitaggio interiorizzato implica il sapersi ritagliare spazi di silenzio e preghiera pur restando nel caos della città, significa quindi l’essere nel mondo ma non del mondo; per fare ciò occorre darsi una regola e definire dei limiti.
C’è un libro molto interessante, a questo proposito, scritto da Pavel Evdokimov, intitolato “Il monachesimo interiorizzato”.
Gli eremiti di città sono figure riconosciute da diverse religioni, ma possono anche vivere un cammino spirituale non strettamente integrato e allineato ad un determinato credo.
Per quanto riguarda gli eremiti cattolici, il canone 603 del Diritto Canonico recita: «oltre agli istituti di vita consacrata, la Chiesa riconosce la vita eremitica o anacoretica con la quale i fedeli, in una più rigorosa separazione dal mondo, nel silenzio della solitudine, nella continua preghiera e penitenza, dedicano la propria vita alla lode di Dio e alla salvezza del mondo».
La vocazione eremitica, pur essendo molto personale, non è individualistica: ogni eremita ha una sua specificità e un suo percorso, ma è un cammino fatto all’interno della Chiesa (della comunità parrocchiale e diocesana) e in comunione con i fratelli.
Gli eremiti cattolici possono professare due tipi di voti: quello detto “privato”, caso in cui si tratta di un solo voto, come quello che ho espresso io, oppure quello definito “pubblico”, caso in cui si diviene eremiti diocesani impegnandosi nelle mani del Vescovo, con una pubblica professione – attraverso voti o altri sacri legami – alla pratica dei tre consigli evangelici, e a vivere uno stile di vita determinato sotto la guida dello stesso Vescovo diocesano.
A tal proposito scrive il blog Nuovi Eremiti: “Questa dipendenza è una obbedienza; c’è tuttavia una difficoltà a realizzare un tale impegno: Il Vescovo comprenderà ciò che è, come vita consacrata, una vita eremitica? Se già molti religiosi si lamentano per la mancanza di comprensione della loro vita da parte delle autorità diocesane e della difficoltà a vivere il loro proprio carisma, non si può negare che un eremita preferisca non prendere questi impegni e vivere in fedeltà alla sua vocazione questo genere di vita consacrata.”
Un’associazione di eremiti cattolici ormai diffusa in tutta Italia è quella degli “Eremiti con San Francesco“, nata in provincia di Bologna grazie all’eremita Viviana Rispoli e ad altri soci fondatori, il 28 ottobre 2020 è stata riconosciuta ufficialmente dalla diocesi di Bologna. Proprio con gli “Eremiti con San Francesco” è iniziato il mio cammino da eremita di città